EDUCAZIONE
Definizione breve
Educare, dal latino e-ducere, vuol dire “tirare fuori”; il processo di educazione ha quindi lo scopo di fare emergere le idee e le capacità che già sono all’interno di un individuo (figlio, studente, cittadino) per strutturarle in un sistema di conoscenze e di valori che lo rendano capace di esprimersi, di raggiungere i propri obiettivi e di migliorare la comunità di cui fa parte.
Definizione lunga
L’educazione rappresenta un percorso di apprendimento, in parte guidato, in parte autonomo, di principi intellettuali e valori morali che si sviluppa in accordo con le esigenze dell’individuo e della società.
L’etimologia stessa della parola suggerisce che l’educazione è un processo che deve condurre (“ducere”) la persona a esprimere compiutamente ciò che già è insito in lui e, per questa ragione, l’educatore deve rappresentare solo una figura di accompagnamento che crea le condizioni affinché tale processo si compia nel migliore dei modi.
In una prospettiva civica, il dovere della scuola e dell’università, dovrebbe essere quello di educare gli studenti; un compito ben diverso, come purtroppo accade sempre più spesso, da quello di istruire o, peggio, formare le nuove generazioni. Il ruolo passivo che caratterizza i processi di istruzione e formazione, infatti, limita lo sviluppo di un sano e costruttivo spirito critico spingendo i “nuovi” cittadini a ripiegarsi su se stessi, ritenendo vano qualunque tentativo di poter cambiare lo status quo e, quindi, di poter contribuire al miglioramento della società.
Per questa ragione le politiche locali ispirate al civismo hanno il dovere di sviluppare delle strette relazioni con tutte le scuole del territorio sostenendo e valorizzando la loro funzione educativa; devono affiancarsi agli insegnanti e ai dirigenti scolastici nel promuovere occasioni in cui si affronta la discussione di aspetti culturali, etici e politici con l’obiettivo dichiarato di contribuire all’educazione dei nuovi cittadini e non alla formazione dei futuri lavoratori.
Il messaggio educativo deve essere basato sul concetto che essere “civico” vuol dire instaurare una relazione con gli altri membri della collettività, una relazione basata su un sistema di valori caratterizzato da una chiara consapevolezza morale capace di distinguere fra una condotta retta e giusta e una sbagliata e disonesta.
Il messaggio educativo deve essere quello di sostenere lo sviluppo di un’etica civica che deve essere trasfusa nella società attraverso valori condivisi finalizzati al bene comune e che riguardano temi come la preservazione degli ecosistemi e delle risorse naturali, l’integrazione culturale e sociale, il senso della legalità e la volontà di contribuire nel cambiare le regole, laddove queste non siano coerenti con il raggiungimento del benessere della collettività.
Una vera educazione civica è quindi il percorso che sviluppa, da un lato, una dimensione personale, che porta alla costruzione di una legge morale individuale, e, dall’altro, una dimensione collettiva, che ha come fine ultimo la partecipazione attiva a una politica capace di garantire i diritti e pretendere i doveri da parte di tutti cittadini.
Educare, dal latino e-ducere, vuol dire “tirare fuori”; il processo di educazione ha quindi lo scopo di fare emergere le idee e le capacità che già sono all’interno di un individuo (figlio, studente, cittadino) per strutturarle in un sistema di conoscenze e di valori che lo rendano capace di esprimersi, di raggiungere i propri obiettivi e di migliorare la comunità di cui fa parte.
Definizione lunga
L’educazione rappresenta un percorso di apprendimento, in parte guidato, in parte autonomo, di principi intellettuali e valori morali che si sviluppa in accordo con le esigenze dell’individuo e della società.
L’etimologia stessa della parola suggerisce che l’educazione è un processo che deve condurre (“ducere”) la persona a esprimere compiutamente ciò che già è insito in lui e, per questa ragione, l’educatore deve rappresentare solo una figura di accompagnamento che crea le condizioni affinché tale processo si compia nel migliore dei modi.
In una prospettiva civica, il dovere della scuola e dell’università, dovrebbe essere quello di educare gli studenti; un compito ben diverso, come purtroppo accade sempre più spesso, da quello di istruire o, peggio, formare le nuove generazioni. Il ruolo passivo che caratterizza i processi di istruzione e formazione, infatti, limita lo sviluppo di un sano e costruttivo spirito critico spingendo i “nuovi” cittadini a ripiegarsi su se stessi, ritenendo vano qualunque tentativo di poter cambiare lo status quo e, quindi, di poter contribuire al miglioramento della società.
Per questa ragione le politiche locali ispirate al civismo hanno il dovere di sviluppare delle strette relazioni con tutte le scuole del territorio sostenendo e valorizzando la loro funzione educativa; devono affiancarsi agli insegnanti e ai dirigenti scolastici nel promuovere occasioni in cui si affronta la discussione di aspetti culturali, etici e politici con l’obiettivo dichiarato di contribuire all’educazione dei nuovi cittadini e non alla formazione dei futuri lavoratori.
Il messaggio educativo deve essere basato sul concetto che essere “civico” vuol dire instaurare una relazione con gli altri membri della collettività, una relazione basata su un sistema di valori caratterizzato da una chiara consapevolezza morale capace di distinguere fra una condotta retta e giusta e una sbagliata e disonesta.
Il messaggio educativo deve essere quello di sostenere lo sviluppo di un’etica civica che deve essere trasfusa nella società attraverso valori condivisi finalizzati al bene comune e che riguardano temi come la preservazione degli ecosistemi e delle risorse naturali, l’integrazione culturale e sociale, il senso della legalità e la volontà di contribuire nel cambiare le regole, laddove queste non siano coerenti con il raggiungimento del benessere della collettività.
Una vera educazione civica è quindi il percorso che sviluppa, da un lato, una dimensione personale, che porta alla costruzione di una legge morale individuale, e, dall’altro, una dimensione collettiva, che ha come fine ultimo la partecipazione attiva a una politica capace di garantire i diritti e pretendere i doveri da parte di tutti cittadini.